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Jobs Act: le ipotesi sul tavolo per il riordino dei contratti

16 Febbraio 20153 min read

Sono decine le forme contrattuali che possono regolamentare un rapporto di lavoro.
Le modifiche intervenute nel corso degli anni hanno addirittura ampliato le fattispecie regolative, rendendo più complessa la burocrazia del settore.
L’intento del Jobs Act è effettuare un riordino dei contratti nel senso della semplificazione e della riduzione delle forme previste dalla legge.

caschetto lavoroPer questo motivo il Governo ha istituito il contratto a tutele crescenti, un rapporto a tempo indeterminato più facile da estinguere nel breve periodo, ma con delle tutele economiche maggiori col passare degli anni.
L’esecutivo vuole incentivare l’utilizzo di questa forma contrattuale e lo fa attraverso una serie di defiscalizzazioni contributive per tutti i datori di lavoro che la adotteranno.
All’interno della Legge di Stabilità sono previste, infatti, una serie di esenzioni che completano di fatto il quadro normativo del Jobs Act.

Ma l’intervento del Governo non si limita alla forme contrattuali a tempo indeterminato. I decreti attuativi della riforma del mercato del lavoro avranno un ruolo essenziale nella riduzione dei contratti a tempo determinato.
Alcune di essi verranno eliminate, altri, invece, verranno disincentivati attraverso l’innalzamento della tassazione.
Il decreto che verrà presentato in Consiglio dei Ministri nella giornata di venerdì abolirà, ad esempio, il contratto di associazione in partecipazione ed il job sharing.
Si tratta comunque di rapporti lavorativi poco utilizzati e già disincentivati dalla Legge Fornero.
Più diffusi, invece, sono la collaborazione a progetto ed il job on call o lavoro a chiamata.
Per queste due fattispecie è previsto un graduale superamento che porterà il primo ad essere abolito definitivamente nel 2016, mentre il job on call verrà circoscritto ad alcuni settori, come quello del commercio e della ristorazione.

In linea generale si vuole diminuire le forme contrattuali a tempo determinato, ecco perchè l’azione riformatrice più importante riguarda la fattispecie più utilizzata, ovvero il contratto a termine.
Sono oltre due milioni i lavoratori che hanno stipulato questo tipo di contratto. La precedente normativa poneva in 36 mesi il limite massimo di durata e a cinque il numero di proroghe.
Il decreto attuativo del Jobs Act dovrebbe ridurre a 24 mesi la durata limite del contratto a termine e a 3 le proroghe massime previste dalla legge.
In base alla nuova normativa, dunque, dovrebbero diminuire le fattispecie a tempo determinato in luogo del nuovo contratto a tutele crescenti.
Vengono, invece, estese le esenzioni fiscali dell’apprendistato anche per le imprese con più di nove dipendenti, mentre verranno innalzate le soglie massime annuali entro le quali è possibile stipulare un contratto di prestazione occasionale e accessoria, ferme adesso a 5.000 euro per tutte le attività e a 2.000 euro quando il committente è un imprenditore o un professionista.

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