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Rapporto Svimez: Povertà, crollo demografico e sottosviluppo permanente per il Sud

30 Luglio 20153 min read

Il Rapporto Svimez 2015 fornisce un quadro severo e per certi aspetti preoccupante del nostro paese, con particolare riferimento al Sud Italia.
Povertà, aumento del tasso di disoccupazione, rischio di sottosviluppo permanente e crollo demografico sono questioni sempre più emergenti che rendono la situazione economica e sociale del Mezzogiorno molto delicata.

rapporto svimezMa andiamo con ordine ed esaminiamo i singoli punti rilevati dall’analisi Svimez.
Un problema crescente in Italia, come nel resto del mondo, è l’aumento del numero di poveri. La forbice tra chi possiede la maggior parte delle risorse del pianeta e chi invece si trova in una situazione di indigenza è sempre più grande.
Il nostro Paese è la perfetta esemplificazione di questa tendenza. Dal 2011 al 2014 le famiglie assolutamente povere sono aumentate di 390 mila unità, con una crescita del 37,8% al Sud Italia e del 34,4% al Centro Nord.
In generale ci sono 704mila famiglie povere nel Mezzogiorno, con un rischio di povertà calcolato in un nucleo familiare su tre.
Capiamo benissimo, dunque, quanto sia grave la situazione. Ci sono alcune regioni, come la Sicilia e la Campania, che hanno un rischio di povertà rispettivamente del 41,8% e del 37,7%, ben al di sopra della media di uno su tre citata in precedenza.

L’indigenza dei nuclei familiari meridionali è da ascrivere principalmente all’enorme perdita di posti di lavoro causata della crisi economico-finanziaria. Il Sud ha sempre avuto un tessuto produttivo molto debole, soprattutto se paragonato a quello del Nord Italia e degli altri paesi europei.
La forbice probabilmente si è ulteriormente allargata in questi anni. Dal 2008 al 2014, secondo il rapporto Svimez, 811.000 persone hanno perso il posto di lavoro, con una variazione negativa del tasso di disoccupazione del -9% di fronte ad un più moderato -1,4% del Centro Nord.
Se consideriamo che la base occupazionale era già piuttosto debole dieci anni fa, il rischio sottosviluppo permanente è reale, come sottolinea lo stesso rapporto.
Allo stato attuale il numero degli occupati nel Mezzogiorno è di 5,8 milioni: una cifra così bassa non si vedeva dal 1977, ovvero l’anno in cui sono iniziate le elaborazioni dell’Istat.

Il Sud rischia di essere sempre più povero e sempre meno popolato. Il crollo demografico, infatti, è un’altra questione che emerge dal rapporto Svimez in tutta la sua gravità.
Nel 2014 ci sono state solo 174 mila nascite, il numero più basso dopo l’Unità d’Italia. L’analisi prevede addirittura una perdita di 4,2 milioni abitanti nei prossimi 50 anni, a causa anche delle migrazioni sempre più massicce, che il più delle volte interessano anche e soprattutto i giovani laureati.
Sono 526mila gli under 34 e 205 mila i laureati emigrati al Centro-Nord nel periodo compreso dal 2001-2014. Manca, in questo modo, un reale turnover generazionale, rendendo così la società meridionale sempre più vecchia e meno professionalizzata.

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